CLICCA
per vedere il documentario realizzato nell'ambito
del progetto di Ed. Ambientale
con il centro Parco san Teodoro e l'esperta Irene Salvaterra.
PARTE 1: http://www.youtube.com/watch?v=Vp7y1WX2Fxg&feature=plcp
PARTE 2: http://www.youtube.com/watch?v=4aWqjn_xd0E&feature=channel&list=UL
PARTE 3: http://www.youtube.com/watch?v=rOPpJC9-nJs&feature=channel&list=UL
PARTE 4: http://www.youtube.com/watch?v=lNw2V2gaRGA&feature=youtu.be
Grazie all'amministrazione Comunale per il finanziamento
e all'insegnante Silva Dondi per la collaborazione.
IL TESTO DEL DOCUMENTARIO
Visita all'antico abitato.
Siamo vicino al cimitero del Castello di Monteveglio.
Tra paesaggio e memoria
Visita all'antico abitato.
Siamo vicino al cimitero del Castello di Monteveglio.
Queste foto sono di un po' di tempo fa:
risalgono agli inizi del Novecento. Abbiamo capito che le foto erano antiche
perché erano in bianco e nero.
Ma anche quello che rappresentano ci
indicano che sono di un altro tempo. Le persone sono vestite diversamente:
infatti indossano il vestito della domenica.
I panni erano stesi sulla siepe.
C'è un gregge di pecore con il loro
pastore.
Irene, l'esperta del Parco, ci ha
diviso in gruppi e ci ha dato delle foto e noi dovevamo ritrovare il punto dove
è stata scattata ogni foto.
Anche la porta di ingresso e il
camminamento di ronda sono ancora uguali. Dal camminamento si possono
osservare il Monte Freddo, la Cucherla e il Monte Morello.
La torre trecentesca oggi è la sede del
centro visita del Parco Regionale dell'Abbazia di Monteveglio.
A destra si può osservare la Torre
campanaria che apparteneva al comune: essa serviva per segnalare l'orario e
altri avvenimenti ai cittadini. Oggi questa torre è abbandonata.
Le persone che si osservano nella foto
di una volta portano il cappello e il bastone che erano simbolo di ricchezza e
di eleganza.
Siamo all'ingresso del Castello: sul
muro c'è una pietra che Irene ci aveva segnalato come indizio.
Osservando il muro abbiamo notato che
c'erano dei fori allineati
che servivano per metterci le impalcature
durante la costruzione del muro stesso.
A sinistra della torre del Castello
vediamo la Casa di San Benedetto che è rimasta uguale.
Nella foto di una volta il capitello
della colonna dell'ingresso del cimitero aveva una sfera che adesso non c'è
più. Sulla strada si potevano vedere pecore: oggi abbiamo incontrato
un'automobile parcheggiata.
In tutte e due le foto si può vedere il
cipresso.
Il muro è stato alzato e su quello di
oggi ci sono i tubi della grondaia.
Nella foto antica non si vede il muro di
contenimento perché non era stata ancora costruita la strada.
Come si arrivava allora al Castello?
C'era un'altra strada che si chiama la
Strada della Costa.
La strada della costa era una strada che serviva per andare al Castello.
Inizia da quello che è l'incrocio delle strade che portavano a Bazzano,a Castelletto di Serravalle e al guado sul torrente Samoggia.
Oggi ci sono la via Cassola, il Viale dei Martiri
e la via Matilde di Canossa che porta a Bazzano.
Un tempo dove oggi c'è l'Oratorio dedicato alla Beata Vergine di San Luca c'era una quercia che sul tronco aveva un'icona della Madonna della pioggia.
La strada della costa
La strada della costa
Entriamo nel bosco
camminiamo per un sentiero...
un sentiero ondeggiante
serpeggiante e curvo.
Ad un tratto uno stridio di fagiano.
Odore di margherite, denti di leone, viole e fiori di prugnolo, e poi borragine: i profumi della Primavera!
Passiamo sotto un arco di rami
avvolti da edera spinosa:
ecco che quasi ci arriva in faccia...
Nel silenzio continuiamo
ecco un ramarro verde smeraldo.
Ancora una salita bianca,
una piccola chiesa:
ecco siamo arrivati al Castello!
Beviamo un sorso d'acqua
e ci sentiamo come gli antichi viandanti.
Davanti all'Oratorio dei Santi Rocco e
Sebastiano: Sulla facciata si vedono tre archi che oggi sono chiusi: due si
vedono meglio, il terzo è stato coperto dalla finestra.
Qui siamo davanti al ristorante del
Borgo. Irene ci ha detto che questa casa è costruita con pietre e
mattoni.
Davanti a questa casa ci sono due resti
di colonne di epoca romana.
L'abbazia di Monteveglio è intitolata a
Santa Maria.
E' stata realizzata con i mattoni
perché si trattava di una costruzione importante: le altre case erano
fatte di ciottoli e pietre di fiume.
Usavano i mattoni anche perché la
materia prima era l'argilla e nel fiume ce n'era molta.
La facciata non è simmetrica, infatti
la parte di tetto sulla destra è più in basso e più lunga. Le decorazioni sono
ad arco. Invece la parte sinistra è più alta e più corta e le decorazioni sono
a dente di sega: questo ci dice che è stato costruita in un'epoca più
recente.
Oggi l'Abbazia è abitata da un gruppo
di frati francescani.
Sul retro della chiesa c'è un chiostro:
attraverso un cancello abbiamo visto un pozzo e un ulivo.
L'olio serviva ai frati per i riti
religiosi e per alimentare le lucerne.
Dietro l'abbazia c'è una fattoria che
custodisce vari ulivi secolari che non sono visitabili.
Durante il laboratorio di educazione ambientale di San Teodoro, Irene, la nostra esperta del parco, ci ha dato da osservare una mappa catastale disegnata alla fine del 1700.Non si capiva bene cosa c'era scritto per cui abbiamo utilizzato una lente: la scrittura del testo è molto diversa da quella contemporanea ed era ancora più difficile leggere perché c'erano sbavature provocate dal tempo.
Seguendo la legenda sul registro
abbiamo colorato i vari punti della mappa catastale con diversi colori: il
viola per gli edifici religiosi, il verde per gli orti e i prati, il rosso per
le case, il giallo per le strade, l'azzurro per i pozzi e le fontane.
Guardando attentamente la mappa abbiamo
notato che il cimitero a quel tempo era dentro le mura del castello e che la
maggior parte degli edifici appartenevano ai "canonici".
C'erano anche le case che appartenevano
ai cittadini che venivano chiamati "fumanti": se il camino era acceso
voleva dire che in quella casa ci viveva qualcuno.
Abbiamo notato che un edificio era di
proprietà di un bolognese, il signor Mazzoni, che è definito "sotto la
parrocchia di San Procolo", vicino Bologna.
Gli orti che abbiamo segnato sulla
mappa ora non ci sono più