La fonte di ispirazione è la fiaba di Hans Christian Andersen, ma invece che un solo anatroccolo, qui gli anatroccoli sono tanti, come in una classe.
Abbiamo scelto uno spettacolo da vedere a teatro che parlasse di tutti noi, in cui ognuno potesse riconoscersi.
E non siamo rimasti delusi: abbiamo riso, cantato, ci siamo emozionati, ci siamo anche fatti delle domande alle quali Silvano, l'autore e l'attore, ha risposto.
Silvano ha ascoltato il racconto delle nostre emozioni...perché a quello serve (anche) il teatro!
Tornati in classe abbiamo di nuovo cantato (la prima A canta, sempre!) e conversato intorno agli argomenti dello spettacolo, lo abbiamo raccontato, con l'aiuto delle foto e dei video sul sito, ad un compagno assente e alla fine abbiamo detto la nostra:
-Che anatroccolo sono, in cosa sono forte, in cosa ho ancora bisogno di aiuto?
Senza schemi e senza risposte obbligate: ognuno libero di disegnarsi da solo o insieme ad altri, a casa e a scuola, mezzo anatroccolo e mezzo bambino, in bianco e nero o in un'esplosione di colori.
Che emozione sentire i vostri racconti! Che devono restare vostri!
Grazie.
I bambini-anatroccoli in scena, tutti diversi ma accomunati dall’essere “piccoli e fragili” a causa dell’età, vengono resi forti proprio da quella comunità-classe che diventa una palestra in cui, oltre a costruirsi proprie identità sin dai primi anni di vita, permette di entrare in relazione con gli altri e di formare una comunità.