27 gennaio 2021

I fili della memoria: 27 Gennaio 2021

Giorno della memoria 27 Gennaio 2021


 

Affrontiamo il tema della memoria: quest'anno, in classe quarta, scegliamo la voce e il volto di una ragazzina che voleva sopravvivere nella memoria del mondo con la sua scrittura:
Anna Frank

Chi era, dove viveva, come le è accaduto di vivere per più di due anni in un appartamento/nascondiglio senza poter mai uscire fino a quel tremendo giorno del 1944.

Tante domande, qualche ricerca e poi ascoltiamo le sue parole: scriveva bene Anna, ci racconta le sue emozioni, le sue speranze e le sue paure.

Cerchiamo  informazioni anche in lingua inglese.

TOUR VIRTUALE NELLA CASA DI ANNA FRANK

VIDEO: A DAY IN THE SECRET ANNEX


Scegliamo parole per aiutare la "memoria": HOPE, REMEMBER, LOVE, PEACE...






Il filo spinato è uno dei simboli della separazione e della perdità di libertà:
proviamo a metterci di fronte a ua rete immaginaria.
-So che è finta, ma non mi piace-

 



E poi un filo.
E poi tanti fili.
Perché la memoria è un filo sottile 
che può facilmente spezzarsi e perdersi.

Allora, insieme, proviamo a cucire i nostri fili.






Tutti insieme ricopriamo la rete e la trasformiamo in un tessuto forte come deve essere la nostra memoria: forte e difficile da spezzare.









Le parole di Anna


Giovedì, 19 novembre 1942.

[…] Moltissimi amici e conoscenti sono partiti, per una terribile destinazione. Ogni sera le automobili militari verdi o grigie scorrazzano qua e là, i tedeschi suonano a ogni porta e domandano se lì abitano anche ebrei.
Se sì, tutta la famiglia deve seguirli, se no, vanno oltre. Nessuno può sottrarsi alla sua sorte se non si nasconde. Talvolta vanno in giro con delle liste e suonano soltanto là dove sanno di poter fare una ricca preda. Spesso si paga un prezzo per il riscatto, tanto per testa. Sembra la caccia agli schiavi, come la si faceva un tempo. Ma non e affatto uno scherzo, è una cosa tragica. Di notte, al buio, quasi vedo quelle file di innocenti che, comandati da un paio di quei figuri, camminano, camminano, coi loro bimbi che piangono. Nessuno è risparmiato, vecchi carichi d’anni, bimbi, donne incinte, malati, tutti camminano insieme nella marcia verso la morte. Come stiamo bene qui, bene e tranquilli! Avremmo bisogno di ignorare tutte queste miserie, ma siamo troppo angustiati per tutti coloro che ci erano cari e che non possiamo più aiutare. Mi sento cattiva, io che me ne sto in un letto caldo. Che angoscia, pensare a tutti coloro con cui mi sono sempre sentita intimamente legata e che ora sono caduti in mano ai carnefici più crudeli che esistano! E tutto questo perché sono ebrei! La tua Anna.


Mercoledì, 5 aprile 1944.

[…] Chi non scrive non sa quanto sia bello scrivere; in passato, rimpiangevo sempre di non sapere disegnare, ma ora sono felicissima di saper almeno scrivere. E se non avrò ingegno abbastanza per fare la scrittrice o la giornalista, ebbene, potrò sempre scrivere per me sola. Voglio farmi avanti, non posso pensare di vivere come mamma, la signora Van Daan e tutte quelle donne che fanno il loro lavoro e poi sono dimenticate. Debbo avere qualcosa a cui dedicarmi, oltre al marito e ai figli! Voglio continuare a vivere dopo la mia morte! Perciò sono grata a Dio che mi ha fatto nascere con quest’attitudine a evolvermi e a scrivere per esprimere ciò che è in me. Scrivendo dimentico tutti i miei guai, mi rianimo e la mia tristezza svanisce.


Giovedì, 15 giugno 1944.

Cara Kitty,
 è perché da tanto tempo non metto più il naso fuori di casa che vado pazza per le bellezze naturali? So benissimo che una volta l’azzurro del cielo, il cinguettio degli uccelli, il chiaro di luna e gli alberi in fiore non attiravano la mia attenzione. Qui le cose sono cambiate. La sera di Pentecoste, per esempio, sebbene facesse tanto caldo, mi sono sforzata di tenere gli occhi aperti fino alle undici e mezza, per potere tranquillamente contemplare da sola la luna attraverso la finestra aperta. Purtroppo questo sacrificio non servì a nulla, perché la luna spandeva troppa luce e io non potevo rischiare di tenere la finestra aperta.
Un’altra sera, parecchi mesi addietro, mi trovavo per caso di sopra mentre la finestra era aperta….. Non è una mia fantasia che la vista del cielo, delle nubi, della luna e delle stelle mi renda tranquilla e paziente. E’ una medicina migliore della valeriana. La natura mi rende umile e pronta ad affrontare valorosamente ogni avversità. Purtroppo è andata così: io non posso guardare la natura – ed eccezionalmente – che attraverso finestre polverose e coperte da sporche tendine. E guardarla così non è più un piacere, perché la natura è davvero l’unica cosa che non tollera surrogati.
 La tua Anna.


Installazione della scuola Primaria Alessandra Venturi di Monteveglio