16 gennaio 2012

Poesia: Dopo l'acquazzone

DOPO L'ACQUAZZONE
Passò strosciando e sibilando il nero
nembo: or la chiesa squilla; il tetto, rosso,
luccica; un fresco odor dal cimitero
viene, di bosso.

Presso la chiesa; mentre la sua voce
tintinna, canta, a onde lunghe romba;
ruzza uno stuolo, ed alla grande croce
tornano a bomba.

Un vel di pioggia vela l'orizzonte;
ma il cimitero, sotto il ciel sereno,
placido olezza: va da monte a monte
l'arcobaleno.               Giovanni Pascoli


Le nostre osservazioni
La poesia è composta da tre strofe, ciascuna di 4 versi. i primi tre versi sono di undici sillabe e si chiamano endecasillabi e uno di cinque che si chiama quinario.
Nella poesia ci sono rime a schema alternato: AB AB.
Il poeta, con la punteggiatura, crea un altro ritmo. All'interno dei versi ci sono molte altre rime.
Il poeta usa il senso della vista: nero, croce, rosso, luccica, arcobaleno...
Per il senso dell'olfatto: fresco odor di bosso, olezza.
Per il senso dell'udito: squilla, voce tintinna, romba...
Il poeta usa molte onomatopee, cioè parole che imitano i suoni (es. tintinna) e sceglie anche parole che contengono i suoni: romba, bomba per imitare il tuono.

Un gruppo si è divertito a riscrivere la poesia cambiando le parole: ecco il risultato!

Passò lentamente e silenziosamente
la Primavera. or la Pasqua viene. Le margherite
bianche luccicano. Un fresco odor di cioccolata
                                              vien, di colpo.